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La storia di Starch nelle parole del suo fondatore: l'architetto Claudio Beretta | Intervista 1/4

storia-di-starch la storia di Starch

Starch s.r.l. è una storia di successo tutta italiana frutto di visione, capacità di riconoscere il momento in cui si sta vivendo, sensibilità del futuro e familiarità.

Per iniziare l’anno abbiamo dunque deciso di rivivere gli episodi salienti degli oltre 35 anni di attività attraverso una chiacchierata con la persona da cui tutto è iniziato: l’architetto Claudio Beretta, fondatore nel 1985 e ancora oggi parte della realtà insieme ai figli e a tutti i collaboratori.

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L’indice dell’intervista, per una navigazione veloce:

Le origini: dallo studio di architettura all’azienda che produce software per la digitalizzazione

Partiamo dall’inizio: il nome Starch. Qual è il suo significato?

“Il nome è la crasi di STudio di ARCHitettura poiché la Starch di oggi pone le sue origini dal mio studio di progettazione architettonica. Nel 1985, infatti, decido di chiudere lo studio di architettura e di fondare una società “illegale” che si occupasse di problemi legati all’edilizia e in particolare che producesse software per gli uffici tecnici”.

Ci perdoni: in che senso “illegale”?

“Lo so, sembra impossibile, ma in Italia fondare una società di progettazione architettonica era illegale, e, per la precisione, lo è ancora. Quindi, un architetto che fondasse una società faceva nascere nell’ordine professionale a cui apparteneva dei dubbi di regolarità.

Le professioni in Italia sono protette da leggi del periodo fascista, emanate dal 1929 al 1939, che ancora resistono.
Queste norme proibivano (pardon, proibiscono) lo svolgimento delle professioni tramite delle società.

Solo nel 2011 si è toccato qualche punto della norma, ammettendo la creazione di società tra professionisti, proibendo però ancora che la professione sia svolta da una società. In effetti, le società di ingegneria, in Italia, hanno dovuto sempre rimanere in equilibrio su un un filo molto dondolante, facendo degli slalom incredibili tra una marea di sentenze.”

La nascita di Starch, allora, era dettata da motivi ben più forti di queste limitazioni?

“La nascita di Starch era ispirata dalla necessità di creare una società di supporto all’attività degli studi tecnici professionali di progettazione. La finalità era quella di supportare gli studi nelle attività complementari alla progettazione e di fornire loro servizi informatici inerenti lo svolgimento della professione. Tale obiettivo è rimasto praticamente invariato e persiste ancora oggi.”

L’illegalità della fondazione non le ha mai causato dei problemi?

“Ovviamente. Per aver fondato questa società “illegale” l’ordine degli architetti di Milano mi mise sotto inchiesta e mi sottopose ad una specie di processo davanti all’intero consiglio dell’ordine.

L’accusa era di aver fondato una società che svolgeva delle attività che erano riservate ai professionisti e vietate alle società. Il tutto nasceva da una denuncia di un Architetto che riteneva che l’offerta di un software e dei servizi fatta da Starch ad un Comune per l’istruttoria delle pratiche del Condono edilizio del 1987 invadesse il campo professionale.

Un architetto infatti non può utilizzare una società per svolgere la professione.”

E come è andata a finire?

“È finita che al termine di una lunga arringa accusatoria del presidente dell’ordine degli architetti di Milano, io ho posato sul tavolo e consegnato al presidente il biglietto da visita dell’arch. Renzo Piano, dove figurava il nome del suo studio, “Renzo Piano Building Workshop s.r.l.”, società fondata a Genova nel 1981.

Dissi semplicemente che se ritenevano illegale il mio comportamento, avrei sollecitato l’Ordine professionale di agire nello stesso modo anche contro di lui. E tutto finì lì. Erano gli inizi in salita della Starch.”

 claudio-beretta-racconta-la-storia-di-starch l’arch. Claudio Beretta racconta la storia di Starch

La lungimiranza di Starch: vedere nel digitale il futuro già negli anni Ottanta

La fondazione di Starch è avvenuta nel 1985. Cosa le ha fatto capire, allora, che la digitalizzazione sarebbe stata il futuro di questo settore?

“In realtà, in quegli anni l’informatizzazione delle attività era già iniziata da tempo, utilizzando dei maxi sistemi, e si era rivolta prevalentemente al settore finanziario, cioè banche, commercialisti, settore amministrativo delle società e delle pubbliche amministrazioni.

Tuttavia, stava anche iniziando una nuova era dell’informatizzazione, legata a elaboratori più piccoli. Stavano uscendo sul mercato i primi personal computer, gli XT dell’IBM, l’Olivetti M24, i 150 HP. Erano tempi eroici. Basti pensare che il costo di una postazione di un PC con 10 MB di disco fisso con una stampante ad aghi collegata arrivava a valere circa 30 stipendi di un insegnante.

Per avere un raffronto sulla valuta attuale, diciamo che bisognava investire circa 40.000 euro, cioè bisognava fare un mutuo per dotarsi di un PC. Allo stesso tempo, però, il PC apriva la strada ad un utilizzo dell’informatica più capillare, più distribuito.”

Quale fu il vostro primo mercato?

“Starch individuò in un primo tempo il suo mercato negli studi professionali e nelle imprese edilizie, producendo software per gestire la contabilità dei cantieri e per il calcolo delle dispersioni termiche degli edifici che dovevano adeguarsi alle norme dell’allora vigente legge 373 del 1971.”

E come siete arrivati agli uffici tecnici comunali?

“Promuovendo questi software, venimmo a contatto con gli uffici tecnici comunali e ci accorgemmo che quel settore del Comune era stato completamente escluso dal processo di informatizzazione, che allora si limitava a coprire le esigenze dell’ufficio anagrafe e dell’ufficio ragioneria. Nacquero così i primi software Starch per i Comuni: Helios per l’edilizia privata e Selene per i lavori pubblici.

A quei tempi nessuna casa produttrice di software per i Comuni produceva moduli per gli uffici tecnici e tutte quante snobbavano i personal computer ma utilizzavano sistemi centralizzati come l’IBM 36 o, più tardi, i sistemi AS400.

Si è sempre detto che è l’edilizia che fa muovere l’economia. Lo si diceva ai tempi, ma vale anche adesso, visto che per risollevare il Paese dalla botta derivata dalla pandemia si è pensato ai Bonus facciata e ai Superbonus. Noi abbiamo puntato sull’informatica legata all’edilizia, che è il settore che trascina l’economia, pensando che sarebbe stata un cavallo vincente.”

Insieme all’architetto Claudio Beretta abbiamo anche parlato di altri aspetti relativi alla realtà di Starch, come i suoi plus, il contesto in cui opera e le previsioni sul possibile futuro del digitale. Per leggere cosa ci ha detto, segui questi link:

Se invece vuoi scoprire i software creati dall’azienda, ecco le pagine di riferimento:

Per maggiori informazioni, lo staff di Starch è disponibile a questi contatti.